Top
Le sfaccettature dell'Amore - Apollo e Dafne - MAXXI A[R]T WORK
fade
3573
post-template-default,single,single-post,postid-3573,single-format-standard,eltd-core-1.1.1,flow child-child-ver-1.0.0,flow-ver-1.3.6,,eltd-smooth-page-transitions,ajax,eltd-grid-1300,eltd-blog-installed,page-template-blog-standard,eltd-header-vertical,eltd-sticky-header-on-scroll-up,eltd-default-mobile-header,eltd-sticky-up-mobile-header,eltd-dropdown-default

Le sfaccettature dell’Amore – Apollo e Dafne

Nato a Johannesburg in Sudafrica nel 1955, William Kentridge è un artista poliedrico vivente che, grazie alle sue doti di disegnatore e incisore, ha vinto una moltitudine di premi (Princess of Asturias Award for the Arts,  Ordine della Ikhamanga in Argento) per la sua strabiliante creatività. La curatrice americana Kristin Jones, ideatrice del progetto TEVERETERNO, nel 2012 ha invitato l’artista a realizzare una spettacolare opera sulle sponde del Tevere: come in un museo, i muraglioni di travertino fanno da parete e al contempo da sfondo ad fregio, intitolato Triumphs and Laments, che viene così presentato dall’artista:

” Dal mio punto di vista, lo sforzo è quello di trovare un linguaggio visivo che esprima questa combinazione di trionfi e lamenti, il senso di una città che rappresenta essa stessa il trionfo, e come la sua architettura ne conservi le tracce ” [1].

kentridge triumphs laments

 

Si tratta di un imponente fregio lungo 550 metri e alto 10 che narra la storia di Roma, riletta secondo l’autore. Abbiamo avuto la possibilità di vedere i ‘bozzetti’ dell’opera, presenti nel museo MAXXI, e successivamente abbiamo ammirato la composizione vera e propria situata a Piazza Tevere, tra ponte Sisto e ponte Mazzini (promossa dall’Associazione TEVERETERNO). Kentridge decide di inaugurare l’opera il 21 Aprile 2017, giorno del Natale di Roma, per donare a questa splendida città un vero e proprio teatro sull’acqua. Il fregio è ottenuto attraverso la tecnica dello stencil ma evitando l’uso delle vernici, con il solo utilizzo di una idropulitrice con cui l’artista fa emergere le sue figure dalla patina accumulatasi negli anni sul travertino bianco. L’opera, per essere compresa in tutti i suoi particolari, richiede una ricerca e uno studio dettagliati ed Emma Tagliacollo dell’Associazione TEVERETERNO ci ha aiutato nella decifrazione delle varie figure che lo compongono. Si può scegliere di andare a visitarla per trascorrere un pomeriggio diverso dagli altri, in tranquillità e spensieratezza.

 

APOLLO E DAFNE – Tra Bernini e William Kentridge

 

Il mito di Apollo e Dafne è tra le figure rappresentate e rielaborate nel fregio dall’artista, il quale vuole illustrare al suo pubblico, a suo modo, la visione di questa infelice storia d’amore tra Dafne e Apollo. La prima, figlia di Gea, passa il tempo a divertirsi ed a cacciare; il secondo, inizialmente indifferente alla giovane ninfa, si burla di Eros, dio dell’amore, il quale per vendicarsi gli scaglia dal monte Parnaso una freccia, facendolo innamorare di Dafne. La fanciulla al contrario viene colpita da un dardo di piombo, che ha l’effetto contrario di quello che ha colpito Apollo: respingere l’amore. Da quel momento Apollo vaga per il bosco alla ricerca della ninfa, fin quando non la trova. Quando questo accade Dafne chiede aiuto ai suoi genitori: essi la trasformano in un albero che prende il nome di Lauro, solo la sua bellezza rimane inalterata. Apollo disperato abbraccia l’albero nella speranza di ritrovare la sua amata.

Questa rappresentazione, così proposta, suscita curiosità nell’osservatore, invogliandolo a conoscere il mito e a proseguire l’ammirazione del fregio.

 

“Ancora prega, che un torpore profondo pervade le sue membra, il petto morbido si fascia di fibre sottili, i capelli si allungano in fronde, le braccia in rami; i piedi, così veloci un tempo, s’inchiodano in pigre radici, il volto svanisce in una chioma: solo il suo splendore conserva”. [2]

 

Ma “Apollo e Dafne” è anche il soggetto di un gruppo scultoreo realizzato tra il 1622 e il 1625 da Gian Lorenzo Bernini, nato a Napoli il 7 dicembre del 1598. Egli fu principalmente uno scultore, si formò artisticamente a Roma sino alla morte avvenuta il 28 Novembre del 1680. La sua carriera si svolse interamente all’interno della corte papale, della quale divenne il principale esponente artistico. La sua produzione artistica lo portò a creare una classicità nuova di cui questo gruppo scultoreo è un esempio paradigmatico.

 

L’opera fu realizzata per il cardinale Scipione Caffarelli Borghese, collezionista di opere d’arte nel periodo caratterizzato dal mecenatismo e prende ispirazione dalle Metamorfosi di Ovidio.

 

La Scena è drammatica (raggiungimento dell’amore dopo una corsa sfrenata e la perdita) e armoniosa.

 

Grazie all’abile manipolazione del marmo di Carrara, Bernini è riuscito a dare realismo (l’altezza dei due corpi è naturale ma il basamento aggiunto dopo la morte di Bernini la fa sembrare più imponente) e movimento alla scultura che ci permette di vederla da ogni punto di vista. Inoltre questa composizione ci fornisce l’illusione del movimento dei due personaggi, facendoci cogliere alla perfezione ciò che sarebbe potuto accadere in un momento successivo della vicenda: è una sequenza complessa che per la prima volta viene riprodotta in statua.

Vi sono giochi espressivi di luce e ombra, di equilibrio, di contrasti di superficie come la morbidezza dei corpi e la durezza dell’albero.

 

Bernini conferisce all’opera tratti di umanità attraverso l’espressione delusa di Apollo e il terrore di Dafne.
L’opera ha una gran capacità di stupire chi la osserva: quando la si guarda si rimane ammaliati dalla sua bellezza e perfezione ed è impossibile distogliere sguardo. La scultura a tutto tondo porta ad osservarla da variati punti di vista.

 

Sul basamento è presente una scritta in latino “Il piacere dietro il quale corriamo o non si raggiunge mai o, se si raggiunge, mostra di avere un gusto amaro.” Questa frase conferisce all’opera un aspetto simbolico.

Apollo e Dafne, basamento, Galleria Borghese, 2017

 

DUE ARTISTI, DUE MONDI, DUE TECNICHE 

Bernini e Kentridge hanno realizzato lo stesso soggetto con tecniche molto diverse ma allo stesso tempo molto simili tra di loro, infatti entrambi i metodi si basano sulla sottrazione di materiali, ma la differenza sta nella tipologia del lavoro: il primo ha realizzato la propria opera “levando” il marmo “in eccesso”; il secondo ha realizzato la propria opera “lavando” la patina in eccesso per definire le sue figure.

 

 

“LE SFACCETTATURE DELL’AMORE”

 

Il tema che collega le due opere è l’amore e le sue sfaccettature. Ambedue le opere sono adatte ad un osservatore particolarmente sensibile. Ogni persona può interpretare l’opera a suo piacimento, in base alle proprie emozioni o esperienze personali. Secondo la nostra interpretazione non solo Dafne era vittima dell’inseguimento di Apollo ma anche quest’ultimo lo era a causa dell’amore non corrisposto da Dafne.

Questa storia ci fa capire che non sempre si sceglie chi amare o come amare.

 

 

 

Larisa Alexandrovici, Rebecca Angelini, Francesca De Carli, Giulia Giuntalia, Liliya Milkovych, Sheryl Sonnino, Giulia Stefani, Yuri Varini, Anyi Zhu.

 

___________________________

[1]   Intervista di Giulia Zappa del 30 Giugno 2014 pubblicata da Artribune.

[2] Cultura, canale del sito biografieonline.it.

[3] Apollo e Dafne, basamento, Galleria Borghese, 2017

IIS via dei Papareschi
IIS via dei Papareschi

L’IIS Via dei Papareschi nasce a seguito del Regio Decreto n. 1312 del 28 settembre 1911. Nella sua ormai lunga storia, la scuola si è adeguata ai tempi: la presenza di indirizzi diversi (Liceo Scientifico, Liceo Linguistico, Istituto Tecnico e Liceo delle Scienze Umane) arricchisce l’offerta formativa, facendo convivere in un unico ambiente professionalità e interessi diversi ma tutti di ormai lunga tradizione.