Come le foglie
La fragilità dell’uomo attraverso arte, musica e poesia
“Come stirpi di foglie, così le stirpi degli uomini.” – Iliade, VI, vv. 146-149
La fragilità dell’uomo è sempre stata, nel corso dei secoli, un tema centrale nelle produzioni artistiche di ogni genere, dall’architettura alla poesia, passando per la musica.
L’essere umano si rivela, dal punto di vista emotivo, estremamente debole qualora perda gli affetti personali che costituiscono da sempre l’essenza del suo vivere.
L’opera “Nido” di Nico Vascellari (intervista all’autore) mette in sequenza ramoscelli, fili d’erba e foglie, oramai secchi, e così l’artista compie la destrutturazione del nido di un uccello.
Vascellari scompone l’oggetto e sta a noi ridargli forma, ridagli vita.
Torna alla mente la poesia “X Agosto” di Giovanni Pascoli.
La deperibilità delle foglie, causata dall’ incedere del tempo, fa da sfondo all’azione del tempo stesso rappresentata dalle oscillazioni di un metronomo nell’opera “Senza Titolo” di Pier Paolo Calzolari (intervista all’autore), allegoria della mortalità di ogni vivente.
Come una sciagura può danneggiare o addirittura distruggere una vita, un sasso può infrangere il vetro.
Quest’ultimo, materiale componente dell’opera “Triplo Igloo” di Mario Merz , ci vuole mostrare, in una sua possibile interpretazione, come l’unione sotto forma di rapporti tra individui a volte non sia in grado di arginare le tragedie che colpiscono l’uomo nel corso della sua vita.
Situazioni dolorose, come ad esempio la malattia, fanno parte del corso della vita.
Terribilmente difficili da affrontare, non solo per il malato, ma anche per i suoi congiunti, sono i disturbi mentali, come quelli portati alla luce da Letizia Battaglia nel suo progetto fotografico “Via Pindemonte, Ospedale Psichiatrico, Palermo 1983”.
Attraverso le fotografie l’autrice fa parlare il dolore dei malati molto più dei malati stessi, in modo da colpire il cuore del pubblico e riportare alla memoria la terribile situazione degli internati nei manicomi.
È importante per l’uomo saper ripercorrere le orme lasciate nel corso della propria vita, orme che si legano a doppio filo con il periodo storico che si vive.
Le tele di Alighiero Boetti (link all’archivio ufficiale dell’autore), chiamate appunto “Orme I” ed “Orme II”, ci raccontano una parte significativa della sua vita, in maniera particolare dal punto di vista artistico.
Sulle grandi tele, gli inviti di musei ad esporre le opere da lui realizzate si alternano a pagine di quotidiani nazionali ed internazionali, che descrivono l’agonia del blocco orientale nei suoi ultimi anni, dalla Cina (unico caso di mancata rivoluzione) alla Romania.
Quella che ieri era attualità ed oggi è già storia, come la vita, segue un ciclo: come le stagioni, eventi positivi e negativi sono destinati ad alternarsi.
Messaggio che il cantautore Fabrizio De Andrè trasmette attraverso i versi della canzone “Inverno” (“Tutti Morimmo A Stento”, Ricordi, 1968).
A cura di Federico Mari, Chiara Felli, Francesco Nutile, Riccardo Panetta e Nicolò Toppi.