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Arrabbia[r]ti - MAXXI A[R]T WORK
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Arrabbia[r]ti

Visitando il museo MAXXI, la Galleria Borghese e la Galleria Nazionale abbiamo individuato diverse opere accomunate da un sottile filo rosso: la rabbia e le sue diverse sfaccettature. La rabbia che è puro furore, la rabbia di chi vuole reagire, la rabbia che sfocia in malattie inguaribili.

 

Pensiamo che nel tempo il tema della rabbia abbia influenzato pittori, scultori e letterati, portandoli alla creazione di opere d’arte e capolavori. Leggendo il nostro articolo farai un viaggio attraverso lo spazio e il tempo, conoscerai artisti e capirai lo strano ma fondamentale ruolo di questo controverso sentimento.

 

Un impulso primordiale

 

Si parla di rabbia, spesso, come un sentimento che coviamo in noi per molto tempo e che, al culmine, sfocia in azioni terribili. Ma questa è descritta fin dall’antichità soprattutto come un istinto primordiale insito in ogni uomo, che, se assecondato, porta questo ad assumere un comportamento disonorevole e antieroico. È il caso di due dei più celebri modelli greci di eroismo: Achille e Aiace Telamonio. Il primo perde il controllo delle proprie azioni adirandosi contro Agamennone per il torto subito, fungendo da incipit dell’opera di Omero in cui verranno descritte le rovinose conseguenze che il litigio tra i due guerrieri ha innescato (“Narrami, o Musa, del Pelide Achille l’ira funesta che infiniti lutti addusse agli Achei”). Il secondo, sfidando gli dei, pecca di tracotanza e viene punito da Atena con una pazzia che lo condurrà alla morte. Mentre in Eracle la rabbia è un impulso che innesca una reazione temporanea, in Aiace è un inclinazione più profonda che lo cambia totalmente e lo rende antieroico.

 

“E cominciò la gran follia, sì orrenda”

 

È quasi possibile individuare una continuità tra la follia di Aiace e quella di Orlando. Ariosto riesce, con un’analisi psicologica estremamente profonda, per il periodo in cui vive, a descrivere il momento esatto in cui egli impazzisce. Il paladino, interiorizzando estremamente il suo dolore, perde il senno: dopo essersi accorto di altri segni dell’innamoramento di Angelica per un altro uomo, annuncia a se stesso la sua ira, che poi esplode in una follia distruttrice.

Ira e follia, unite dalla violenza incontrollata, come in Eracle, possono sfociare l’una nell’altra, con conseguenze terribili per chi ne è vittima.

Volete saperne di più? Andate a leggere il canto 23 dell’ Orlando Furioso.

 

Rabbia come violazione d’intimità

 

L’espressione della bimba fotografata da Letizia Battaglia sintetizza perfettamente quello che è il concetto di privacy disturbata. L’a

rtista nell’atto di fotografare invade e in qualche modo viola il suo spazio, e la reazione della bambina è a dire il vero più vicina a noi di quanto si possa immaginare: vivendo in un’epoca digitale, sono poche le cose che possiamo considerare completamente intime. Quindi si può dire che la fotografia può diventare una forma di violazione della persona; ha il potere di far sentire il protagonista dello scatto nudo, poiché lasciato solo di fronte alle sue insicurezze e paure.

 

 

Rabbia statuaria: tra Canova e Bernini

 

È proprio da paure e insicurezze che nasce la rabbia, usata talvolta come protezione che, se non controllata, rischia di diventare altamente pericolosa. Per esempio dal punto di vista tecnico Canova si focalizza sulla totale armonia e staticità degli elementi, scolpendo la perfezione quasi immobile di un Eracle fuori di sé; Bernini, dall’altra, si differenzia totalmente da questa concezione di rabbia, creando un paradosso artistico nel quale ci si trova di fronte ad un volto teso e inquieto dell’eroe biblico, colto nell’atto di più grande dinamicità, quale lo scagliare la fatidica pietra.

 

La differenza tra i due eroi sta nel controllo dell’ira: Eracle, non riuscendo a canalizzare la propria rabbia e colto da un furioso istinto omicida, vendica il torto subito scaraventare il gracile corpo di Lica nel mare; d’altro canto David, terribilmente afflitto per l’oltraggio arrecato al proprio popolo, riesce a uscire vincitore da una battaglia totalmente impari, controllando la propria ira e usando il suo acuto intelletto. Totalmente opposto è il comportamento di Oberyn Martell, celebre personaggio del Trono di Spade, famosa serie tv fantasy inglese ambientata nel mondo di Westeros. Oberyn è un combattente noto per la sua abilità con la lancia, per la sua scaltrezza e per il suo fascino. Nella quarta stagione si affronta con la Montagna, combattente altrettanto preparato, in un duello per singolar tenzone. Il suo atteggiamento è inizialmente simile a quello di David, ma muta nel corso del combattimento, quando la sua lucidità viene offuscata dal ricordo delle orribili azioni commesse dal suo avversario.

 

Non avete mai visto il duello? Lo trovate qui.

 

 

La follia dei vinti

 

Ciò che, però, è raccontato nelle gesta di Orlando non è paragonabile al mondo di Letizia Battaglia. La follia catturata dalla fotografa nell’ospedale psichiatrico di Via Pindemonte è una follia irreversibile, uno stato mentale proprio delle persone che non possono mutare la loro condizione. Non è più, come nei casi sopracitati, un impulso controllato: è molto più simile alla follia di Aiace, definitiva e spietatamente incontrastabile.

 

 

 

 

 

Sabina Bevilacqua,Giulia Di Giamberardino, Ruben Ferrarese, Florentina Isac, Marta Giustinelli, Elena Miu, Emiliano Morelli Marchetti.

 

Liceo Ugo Foscolo