Il dietro le quinte di MAXXI A[R]T WORK
Come nasce il progetto di Alternanza scuola lavoro del MAXXI?
Ci siamo posti questa domanda e quindi l’abbiamo rivolta a chi è dietro le quinte di questa Art-ernanza.
Federico Borzelli e Giulia Masini rispondono ai nostri quesiti alla fine di un ciclo durante il quale abbiamo imparato a scrivere un’intervista.
Come e quando è nato l’intero progetto MAXXI A[R]T WORK e da quanto collaborate per la sua realizzazione?
F.B. – MAXXI A[R]T WORK nasce prendendo come punto da progetti già collaudati, esperimenti che hanno dato lo spunto per un’elaborazione che ha messo in campo competenze, caratteristiche e peculiarità specifiche del MAXXI.
“Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma” ha detto Lavoisier. Inutile aggiungere altro.
Nel 2015, l’associazione Mulab, ci ha proposto di collaborare al progetto Young Guru, in poche parole un piccolo gruppo di studenti universitari vestiva i panni degli Ambasciatori dell’Arte.
La formula ci è piaciuta molto anche grazie agli ottimi risultati ottenuti. Young Guru puntava tutto sulla comunicazione virale (sia online che non). Inoltre, prima di lavorare al museo, per molti anni, mi sono occupato di politiche giovanili, sia in Italia che in Europa, e questo bagaglio esperienziale, è stato utile per lavorare a questo progetto.
Il gruppo di lavoro che ha dato luce a MAXXI A[R]T WORK, vede insieme a me Giulia Masini, Stefania Vannini e Eloisa Guarracino, e insieme abbiamo aggiustato il tiro, implementato il programma, strutturato al meglio la proposta confezionando un progetto di alternanza scuola lavoro che risponde fedelmente alle linee guida che il MIUR ha dettato.
G.M. – Così come lo state facendo voi, nasce circa un anno fa. Federico aveva già intrapreso diverse esperienze, mentre per me era la prima volta. In un anno il progetto ha avuto una crescita esponenziale: ora riceviamo una moltitudine di scuole sempre differenti e collaboriamo con l’azienda Forma Camera, che ci aiuta nella gestione del progetto. L’idea del MAXXI A[R]T WORK era inizialmente pensata come un unico modulo, ora il format si sviluppa su tre anni. Di questo sono molto soddisfatta.
Perché è l’ufficio Marketing territoriale ad occuparsi dell’ Alternanza Scuola-Lavoro?
G.M. – L’Alternanza scuola lavoro vuol dire collegare il MAXXI alle realtà territoriali scolastiche, ma anche ai tanti professionisti indispensabili al progetto. Lavoriamo insieme all’Ufficio formazione ma c’è stato bisogno di una figura intermedia che coordinasse il tutto, si relazionasse con i tanti uffici e colleghi coinvolti e, per finire, tenesse i contatti con i collaboratori esterni.
F.B. – Per chi si occupa di marketing territoriale l’alternanza scuola-lavoro è lo sbocco ideale, è il punto di fusione, perché è il ponte ideale che unisce tanti ambiti diversi. Abbiamo chiuso il cerchio mettendo in campo tante realtà che altrimenti non si sarebbero potute incontrare. Grazie a questo progetto sono tante le realtà creative e imprenditoriali che gli studenti hanno potuto conoscere. Inoltre, uno dei nostri tanti obiettivi è quello di implementare il pubblico del museo, grazie a MAXXI A[R]T WORK e agli studenti che si sono appassionati all’arte contemporanea, la percentuale degli adolescenti che varcato la porta del MAXXI è salita sensibilmente.
Com’è avviene la selezione dei collaboratori che ruotano attorno al progetto MAXXI A[R]T WORK?
G.M. – Nel programma c’è una rosa di professionisti e addetti ai lavori con i quali lavoriamo quotidianamente. Infatti sono tanti i colleghi del museo o di altri musei romani che hanno preso parte alle tante giornate previste dal programma. Curatori, allestitori, direttori così come i colleghi dell’Ufficio comunicazione, dell’Ufficio stampa, ecc. Li scegliamo in base al programma dei diversi cicli. Altri, come ad esempio registi, fotografi, videmaker, giornalisti, ecc. sono professionisti che gravitano attorno al MAXXI e non solo.
F.B. – I parametri usati per selezionare gli addetti ai lavori che partecipano a MAXXI A[R]T WORK, come docenti e formatori, prevedono che, oltre alla competenza relativa all’ambito lavorativo d’appartenenza, siano in grado di usare un linguaggio consono alla platea. Parlare in pubblico è un’arte e riuscire a catturare l’attenzione richiede competenze che non tutti hanno.
Ad oggi sono circa cinquanta i professionisti che hanno contribuito agli incontri, ai laboratori, alle simulazioni e la scelta è ricaduta su chi riesce a trovare le parole giuste per raccontare le professioni che gravitano attorno al mondo dell’arte e a farle sperimentare con le giuste dinamiche.
Siete soddisfatti di questo progetto? Pensate di continuare a lavorarci in questo modo o modificando qualcosa?
G.M. – Siamo soddisfattissimi dei risultati, ma ovviamente il progetto viene modificato continuamente grazie ai feedback ricevuti dagli studenti: per esempio, in origine questo percorso durava dieci giorni, successivamente ci siamo resi conto che riducendolo a otto e aumentando così le ore giornaliere avremmo potuto renderlo più efficace e meno pesante per gli studenti.
Più andiamo avanti e più il progetto funziona meglio e per questo molte classi ci tengono a tornare ecco perché lo abbiamo ampliato e, da adesso in poi, lo stesso gruppo di studenti può tornare. Mi spiego meglio: MAXXI A[R]T WORK è stato pensato su base triennale e quindi negli anni successivi si lavora su altri temi, si conoscono altre professioni, ci sono approfondimenti maggiori su determinate tecniche e si incontrano professionisti diversi con cui interagire.
F.B.- Ogni ciclo mensile è l’occasione per sperimentare nuove tecniche ma anche per capire i nostri errori. Come i ragazzi imparano da noi, noi impariamo da loro. E’ un circuito chiuso sempre aperto a nuove sfide.
Intervista a cura di: Leonardo Antonacci, Sara Bozzi Sara, Aristotele Carra, Luca Graziani e Giorgia Navarra.