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La scomparsa di mia madre - Scheda - MAXXI A[R]T WORK
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La scomparsa di mia madre – Scheda

La scomparsa di mia madre

di Beniamino Barrese, Italia 2019, 94’

 

Documentario edito

 

Originale e inconsueta riflessione sul complicato rapporto madre e figlio.

Soprattutto se la madre protagonista è Benedetta Barzini, non solo modella icona che ha affascinato artisti come Andy Warhol e Salvador Dalì o fotografi come Richard Avedon, ma anche femminista, giornalista e docente universitaria. Presentato al Sundance lo scorso anno, il film è stato candidato agli EFA / European Film Award come miglior documentario dell’anno.

 

 

>> GUARDA IL TRAILER UFFICIALE 

 

 

LE RECENSIONI


 

di Ilaria Paris, Sara D’Agostino, Melisa Piku, Valdeta Haliti e Giulia Sofia, (Isituto Amedeo D’Aosta, L’Aquila)

Beniamino Barrese in questo documentario ci presenta sua madre, una giornalista, insegnante e modella: Benedetta Barzini.

L’icona della moda e della bellezza degli anni Sessanta e Sessanta viene raccontata attraverso scene di vita quotidiane e anche negli angoli più intimi della sua casa: in bagno, nella camera da letto, in cucina.

Nel corso del racconto non mancano i momenti di contrasto con il figlio a cui la Barzini cerca di far capire il proprio disagio davanti ad una telecamera, esprimendo più volte il desiderio di andare il più lontano possibile, di “scomparire” in un luogo imprecisato come si intuisce dalle parole che dice al figlio “voglio andare in un posto lontano dove non devo usare nessuna lingua, né il francese, né l’inglese, né l’italiano”.

“La scomparsa di mia madre” rivela la convinzione della Barzini, che deve la sua fama e popolarità alla propria bellezza, che l’immagine non è un aspetto fondamentale su cui soffermarsi soprattutto per coloro che vivono in un mondo in cui ci si focalizza essenzialmente sull’aspetto esteriore.

L’immagine per queste persone diventa la maschera di cui liberarsi per essere veramente se stessi e il documentario sottolinea il disagio che provano questi personaggi pubblici esposti costantemente al giudizio altrui sulla base della propria immagine.

Il sottotitolo del film potrebbe essere “in cerca di tranquillità” come suggerisce anche la colonna sonora che sembra tradurre in suono il desiderio di serenità accompagnato sempre da una nota di tristezza.

 

di Riccardo Aversa (Liceo Statale P. Seniore, Roma)

Immagine e distanza.

“La scomparsa di mia madre” è un documentario di Beniamino Barrese, figlio della top model e icona femminista degli anni sessanta Benedetta Barzini, che ne è la protagonista.

 

Il regista racconta della propria madre, ormai settantacinquenne, del suo rapporto con lei e del suo desiderio di abbandonare la vita vissuta fino ad ora.

Lei ha ormai abbandonato ogni legame con l’immagine, detestata perché ritenuta un’illusione rispetto alla sua persona “non fotografabile”.

Le inquadrature sono fatte tutte da Barrese secondo il suo punto di vista, indispensabile per parlare del complesso rapporto fra un figlio e la madre.

Il montaggio è estremamente particolare: alcune scene, che in un normale film sarebbero semplicemente tagliate, rimangono nel documentario, rendendo la rappresentazione del rapporto tra madre e figlio estremamente autentica.

A queste scene, quasi sempre prive di musica, se ne aggiungono altre, spesso in bianco e nero, dai toni e musiche evanescenti, che evocano quindi la lontananza, la presa di distanza dall’immagine.

Si tratta di un documentario che non si concentra solo sul rapporto fra madre e figlio, ma esplora anche altri temi, come quello della femminilità e del ruolo della donna, con una tecnica particolare, una forma dunque che rispecchia la peculiarità del contenuto.

 

di Beatrice Grossi, Matilde Ingrosso e Giulia Gambuzza (Liceo Statale A. Caravillani, Roma)

Premetto fin da ora che non mi impegnerò a scrivere una recensione che sia considerabile tale, come ho fatto per gli altri titoli.

Trovo che una recensione sia troppo fredda, troppo tecnica, mi limiterò semplicemente a dare un’opinione personale.

Non so neanche se definire “La scomparsa di mia madre” un documentario, è personale, profondo, e perché no, ha un non so che di ironico.

L’ironia sta principalmente nel fatto che ci racconta l’ideologia di una modella, che disprezza l’immagine e la memoria, utilizzando la prima e lasciando la seconda.

Il video è girato dal figlio, un ragazzo piuttosto egoista, fu il mio primo pensiero, che tiene perennemente in mano l’oggetto che produce tutto ciò che sua madre rinnega, tenendoglielo sempre sotto il naso, portandola anche all’esasperazione. Eppure è umano.

La madre vuole andarsene, allontanarsi dal mondo ipocrita e bugiardo dell’immagine, e lui la segue in questo percorso, incessantemente, senza alcuna pietà, con la telecamera in mano.

Eppure lentamente iniziano a capire, e lei, chiude la telecamera. Più che un documentario qusta è l’evoluzione di un rapporto.

 

di Sara Scibilia (Liceo Statale F. Vivona, Roma)

Delicatezza, bellezza, personalità, una vita vera di una donna vera.

“La scomparsa di mia madre” è la storia di una donna, di una lavoratrice, di una madre, di una modella, bellissima al primo sguardo e poi, entrandoci dentro, scopriamo il suo mondo fragile, faticoso, pieno di delusione e sofferenza.

Un mondo che non vuole “vedere” le donne, ma le vuole “catturare”, rubare la loro immagine, la loro bellezza per un piacere superficiale.

Da questa ossessione della nostra società per l’estetica e l’apparenza, nasce l’idea di Benedetta Barzini di scomparire.

Suo figlio racconta il percorso della madre che si prepara a partire e a non tornare più, a cancellare la sua immagine e, attraverso questo film, anche lui si prepara a lasciarla andare, raccogliendo di sua madre, forse per la prima volta, tutto ciò che lei non ha mai potuto dire. L’essenza di Benedetta però, non si può raccontare.

Il bisogno di cancellarsi, di evadere lontano dal proprio presente che non comprende la sensibilità di una donna è lo stesso di Lila dell’ “Amica geniale” di Elena Ferrante, la quale improvvisamente scompare, tagliando via la sua figura anche dalle fotografie.

La storia di Benedetta Barzini ha rafforzato in me la convinzione che una donna non è e non sarà mai solo madre o moglie ma portatrice insostituibile di passione, energia, vita, dedizione e creatività.

Nessuno potrà mai appiattire la personalità di una donna a un’immagine, perché la donna è una forza inarrestabile e, come Benedetta, ne uscirà fuori.

 

di Gaia Scagnetto (Liceo Statale Plinio Seniore, Roma)

“Recitavo una parte, la mia persona non è fotografabile”, così dice Benedetta Barzini.

La storia di una grande donna: modella, giornalista e insegnante, ma soprattutto madre. Benedetta non ha mai accettato gli ideali che questa società ci impone, l’idea che la donna sia solamente un oggetto il cui unico fine è la commercializzazione di un’immagine la cui bellezza è solamente un piacere tanto effimero. Lei lo dice chiaramente, recita una parte, nessuno la ha mai vista per ciò che realmente è, molto più di un bel viso.

Questo film-documentario trasmette tanto, la possibilità di capire come una donna, nonostante le sue capacità, non sia presa in considerazione se non per il proprio aspetto esteriore. Benedetta non accetta tutto questo, vuole scomparire. Se c’è una cosa che fa per il figlio è questa: raccontare una storia che non vuole ricordare, attraverso la sua quotidianità, le sue considerazioni, la sua vita. Gaia Scagnetto

 

di Matilde Ruggeri (Liceo Statale Plinio Seniore, Roma)

L’idea che i documentari siano per lo più un modo noioso per passare il tempo è piuttosto diffusa. Ma è sempre così? Un esempio di quanto un documentario possa essere non solo istruttivo, ma anche coinvolgente ed appassionante è “La Scomparsa Di Mia Madre”, girato da Beniamino Barrese su sua madre Benedetta Barzini, una delle modelle più famose degli anni ’60, ma soprattutto un personaggio molto particolare ed interessante.

Beniamino Barrese vuole raccontare l’ultimo periodo di una fase della vita di sua madre, e lo fa senza filtri, riuscendo a comunicare tutta la forza e l’irremovibilità di lei. L’alternarsi tra i video girati dal figlio e video risalenti alla gioventù della protagonista permette di mettere a fuoco le sue contraddizioni ed il modo in cui ha maturato i suoi ideali.

Ritengo che le colonne sonore riescano a coinvolgere lo spettatore, facendolo immergere completamente nella scena.

Quello che più mi ha colpito è la completa onestà, il racconto che è puramente integrale, tanto che mi sono quasi sentita in imbarazzo guardandolo, come se stessi spiando senza averne il diritto le dinamiche della loro relazione.

Ma probabilmente l’obiettivo del regista era proprio questo, far entrare lo spettatore nella sua vita senza porre barriere, per permettere un’esperienza completa e coinvolgente.

 

di Marco Lombardo (Liceo Statale F. Vivona, Roma)

It’s not way out.

Non so tratta di un biopic di fiction né di un documentario celebrativo, informativo o testamentario, ma è il racconto di una paradossale fuga senza uscita.

Il documentario stesso si basa su un paradosso: filmare un tentativo di sparire senza lasciare traccia.

Paradossale è il rapporto tra Beniamino Barrese, regista ma anche attore, nella parte di figlio e insistente filmaker, e Benedetta Barzini, la protagonista, ex modella, ma anche regista visto che tutto ciò che deve stare in campo deve ricevere la sua approvazione.

Il primo quasi ossessionato dal bisogno di riprendere (“è tutta la vita che filmo mia madre senza sapere perché”), la seconda che sostiene “l’obiettivo è il nemico”.

Legati fra di loro da un amore incondizionato e parossistico, divisi(almeno apparentemente) da una fotocamera.

Paradossale è anche l’iter della Barzini:prima modella, icona del sistema capitalistico basato sulla saturazione e sulla mercificazione delle immagini,nonché dominato dagli uomini che importano una visione stereotipata della donna;poi ha cercato di distruggere quel mondo come femminista, giornalista e docente all’università; infine un’anziana cinica e disillusa, con il sogno di fuggire.

É però una fuga senza una meta.

Infatti una meta non c’è, perché non c’è un nemico vero da cui fuggire(identificato con l’obiettivo o “l’uomo bianco”).

O meglio il nemico c’è:lei stessa, la sua immagine. Per questo il tentativo di inscenare una fuga fallisce per due volte(prima con la fuga in mare e poi in mezzo al bosco), trovando un’apparente e momentaneo appagamento nell’oscuramento della tanto odiata immagine.

Spetta ad una delle attrici chiamate a recitare la parte della Barzini da giovane pronunciare quella che può essere considerata la “morale” del documentario: “non c’è via di fuga”

 

di Pauls Martins Evertovskis, Megan Sabrina Vasquez Ardian e Chiara Zoccali (Liceo Statale A. Caravillani, Roma)

“La scomparsa di mia madre” di Beniamino Barrese è una anomala, quanto originale, riflessione sul controverso rapporto madre-figlio. Barrese utilizza il cinema per fare un’indagine su diversi piani, partendo dall’osservazione della madre, Benedetta Barzini, da giovane e durante la sua evoluzione professionale e personale fino ad una introspezione per quanto riguarda la paura dell’abbandono.

Vediamo infatti come tutto il film giri intorno a questa continua esorcizzazione di questo momento, che la donna spesso prospetta.

Ho apprezzato in particolar modo il montaggio delle scene con le modelle che dovevano rievocare gesti, sguardi e movenze della madre. Senza dilungarmi in tecnicismi e lunghi giri di parole, ho adorato questo documentario: è potente, intimo, arriva forte alle persone, dimostra introspezione e volontà di ricerca, non mostra uno stereotipo di madre, mostra un modello di donna non convenzionale né per oggi né per il tuo tempo, mi è piaciuta moltissimo la fotografia e come è stato costruito il “percorso”.

 

di Martina Mancini (IIS via Sarandì – Bramante, Roma)

Il documentario tratta la storia di questa donna incredibile che ha passato la vita a essere vista e ora in questa nuova fase della sua vita non vuole altro che scomparire. Benedetta Barzini è molto più di una top model, è una donna, una femminista, una giornalista, una persona così complessa e interessante che servirebbero decine di documentari per sfiorarne solo la superficie.

Questo documentario ti apre la mente a una visione del mondo totalmente diversa da quella che abbiamo noi, generazione dell’inizio del XXI, che siamo cosi legati al digitale che ci scordiamo della presenza di un intero mondo intorno a noi.

Al tempo stesso, oltre a esplorare la vita e la mente di una persona così complessa, l’autore ci racconta l’altrettanto complesso rapporto tra madre e figlio, che si evolve nel corso del documentario per culminare con questo senso di comprensione reciproca.

 

di Simone De Boni (Istituto Santa Maria, Roma)

Benedetta Barzini modella e icona degli anni ’60 è stata la musa di artisti come Andy Warhol, Salvador Dalì e molti altri.

Negli anni ’70 abbraccia da militante la causa femminista, diventando scrittrice e docente controcorrente di Antropologia della moda.

Lotta continuamente contro un Sistema che secondo lei significa sfruttamento del femminile.

A 75 anni desidera lasciare tutto, perché è stanca dei ruoli e degli stereotipi che la vita professionale l’ha costretta a interpretare, per raggiungere un luogo lontano dove vivere, distante dal resto del mondo.

Suo figlio Beniamino Barrese è scosso dal progetto che la madre vuole mettere in pratica ed inizia a filmarla, perché vuole che quello che sta facendo rimanga nella memoria.

Il progetto si trasforma in un’intensa battaglia per il controllo della sua immagine, ma anche un dialogo intimo, in cui madre e figlio scrivono insieme le ipotesi di una separazione, difficile da accettare e forse impossibile da ritrarre.

All’interno del film “La scomparsa di mia madre” di Beniamino Barrese, troviamo la prova d’amore estrema e assoluta di un figlio che ha bisogno di sapere per scoprire i progetti del genitore.

Barrese si cimenta in quest’impresa eliminando i filtri, emotivi e narrativi, decidendo di svelare tutto di una donna che ha rinnegato un mondo che la voleva diversa da quella che, prima o poi, avrebbe scoperto e deciso di essere.

Questo documentario puro senza veli e ricostruzioni che viene presentato al pubblico è una seduta d’analisi collettiva, un momento in cui ci si confronta con una realtà universale. Barrese annulla tutti i confini che un figlio è tenuto a non superare, il più delle volte con grande e palese dolore, ove nel documentare il desiderio di svanire della donna che gli ha dato la vita.

E’ sofferenza frammista ad una commovente gioia quando riesce a metterla nella macchina del tempo dei suoi ricordi, rivelando la ragazza che è sempre in lei.

 

di Cristina Butnariu, Elena Caponera, Giulia Pia D’Onofrio e Camilla Sofia Carboni (Liceo Statale A. Caravillani, Roma)


La moda, la fotografia, il cinema e il mondo dello spettacolo sono ormai parte delle nostre vite ma non facciamo presente cosa significa farne parte e cosa sia l’immagine.

Beniamino Farnese ci sorprende mettendo in mostra una signora segnata dalle rughe e che prima era colpita da migliaia di luci bianche e tessuti preziosi, rendendola un’ icona della moda italiana: Benedetta Barzini.

Con “La scomparsa di Mia madre” di Beniamino Barrese ci addentriamo nella verità con cui ha sempre dovuto lottare la ormai “ex modella “ degli anni 60’ nonché determinata femminista.

È un modello, e segnerà la storia.

Il regista è riuscito al meglio nella resa naturale delle vicende che, in fin dei conti, e la quotidianità vissuta dai due protagonisti del documentario.

È fresco e toccante, riusciamo a sentire l’amarezza della vita che la modella è stata costretta a condurre.

La qualità audiovisiva è ottima e non squillante.

Il documentario è ricco ed esplicito nei suoi temi. Le ambientazioni differenti, i discorsi intimi, la musica che consola quelle parole sprezzanti e l’andatura da passerella che è ancora presente nella protagonista rende il documentario unico e piacevole da guardare.

 

Iniziativa realizzata nell’ambito del Piano Nazionale Cinema per la Scuola promosso da MiBACT e MIUR
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Federico Borzelli

Marketing territoriale e Formazione per il MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo.