Rebibbia Matera – Come un respiro di libertà: il viaggio – Scheda
Rebibbia Matera – Come un respiro di libertà: il viaggio
di Tiziana Gagnor, Antonella Cristofaro, Italia 2019, 67’
Documentario inedito
Tredici studentesse e un musicista detenuti in un carcere romano intraprendono un viaggio immaginario verso una località a loro sconosciuta: Matera, Capitale Europea della Cultura, raccogliendo un invito dell’Amministrazione Penitenziaria.
Rebibbia Femminile decide di raccontarlo attraverso un film e al contributo di Mario Carbone, 95 anni, fotografo e documentarista, che ha ritratto negli anni ’60 il viaggio di Carlo Levi in Lucania.
I Sassi che abitano da millenni Matera fanno da sfondo a questo percorso di scoperta e riscatto vissuto come un respiro di libertà.
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LE RECENSIONI
di Giorgio Compagnoni (Liceo Statale A. Caravillani, Roma)
“Rebibbia Matera – Come un respiro di libertà: il viaggio”, documentario diretto da Tiziana Gagnor e Antonella Cristofaro nel 2019 , è un viaggio immaginario verso una località che è sconosciuta: Matera, Capitale Europea della Cultura, su invito dell’Amministrazione Penitenziaria alle carceri italiane a confrontarsi con il patrimonio meraviglioso del capoluogo della Basilicata attraverso l’elaborazioni di liberi progetti.
Questo viaggio viene proposto a tredici studentesse e ad un musicista detenuti nel carcere romano di Rebibbia, nella sezione femminile.
E’ un viaggio immaginario verso una città raccontata da tantissimi artisti, scrittori, registri e fotografi, poeti. Ma mai da detenuti che si trovano a vivere isolati in una condizione di libertà limitata.
Vengono esplorate nel film le loro sensazioni ed emozioni forse simili a quelle della popolazione di Matera che fino a pochi anni hanno vissuto nelle grotte con l’idea di riscattarsi e non avere più vergogna di questa misera condizione umana, così simile alla loro nelle celle.
Viene nel film fatto vedere l’incontro significativo con Mario Carbone di novantacinque anni, fotografo negli anno sessanta del viaggio di Carlo Levi in Lucania.
Le detenute riflettono sulla storia di Matera e fanno un confronto con le loro storie fragili pensando che come la cosiddetta Citta dei Sassi si è riscattata dalla vergogna anche loro possono farcela.
Può avvenire il superamento della vergogna e pregiudizio elaborando un nuovo stato.
di Cristina Butnariu, Giulia Pia D’Onofrio, Marco Savelloni eErica Vaccarella (Liceo Statale A. Caravillani, Roma)
“Rebibbia Matera” ci offre la possibilità di esplorare la meravigliosa città di Matera attraverso i racconti delle detenute del carcere di Rebibbia, che, rinchiuse in un piccolissimo spazio di mondo, viaggiano con la fantasia , accompagnate da musica e dalla testimonianza di Mario Carbone, grande fotografo e documentarista.
Non solo abbiamo la possibilità di guardare la Capitale della Cultura 2019 da un punto di vista totalmente innovativo, ma possiamo anche osservare attimi rubati alla routine quotidiana di queste donne che vivono lontane dai loro familiari, in una condizione di libertà limitata dove il tempo sembra quasi fermarsi, dove ogni giornata si svolge come quella precedente, ma nonostante questo non hanno perso la speranza di potersi creare una nuova vita, una vita migliore.
di Beatrice Grossi, Matilde Ingrosso e Chiara Zoccali (Liceo Statale A. Caravillani, Roma)
Di “Rebibbia Matera – Come un respiro di libertà: il viaggio” mi è piaciuto molto il fatto di potersi avvicinare con l’immaginazione alla città di Matera.
Il documentario ci invita a riflettere molto sulla vita, si scopre di quanto sia importante e si da il giusto valore alle cose, dentro alle celle sembra quasi che il tempo non scorra mai, e pensi ai ricordi di quando avevi tutto e pensavi di non avere niente.
Molte detenute, le protagoniste del lavoro di Tiziana Gagnor e Antonella Cristofaro , pensano a quando riabbracceranno i propri cari, molte sono mamme, ed è la famiglia il punto forte. Molte di loro provano disagio, umiliazione, disperazione, e sono soprattutto i pregiudizi a farle stare male…li è la sofferenza che parla. È stato il pezzo finale a farmi provare delle sensazioni uniche quando due detenute riescono ad uscire e vedere dal vivo la città di Matera, ed hanno questo sorriso smagliante con questi occhi brillanti che parlano da soli.
di Alessio Cosma e Elisa D’Innocenzo (Liceo Statale A. Caravillani, Roma)
Il documentario “Rebibbia Matera – Come un respiro di libertà: il viaggio”, ambientato nel penitenziario di Rebibbia, affronta molteplici temi e pensieri delle detenute.
Ognuna di loro racconta brevemente le proprie attività all’interno dell’edificio mostrando gli ambienti nei quali risiedono.
Interessante il dualismo che si crea tra Matera e il proprio Io. Le detenute si percepiscono come fossero lo scarto, il degrado della società e si rispecchiano nell’antica Matera, definita la vergogna dell’Italia, un luogo sporco, isolato ed abbandonato.
Ognuna di loro aspira alla libertà, riflettendo su quanto sia logorante il lento scandirsi delle lancette dell’orologio, della brevità delle chiamate e degli incontri con i propri cari ma con la consapevolezza che gli errori vanno pagati.
La rinascita interiore è mostrata dai pensieri che espongono, dove è evidente e chiara l’aspirazione a ricominciare. Il corpo in trappola, mentre la mente viaggia veloce sopra ogni confine con l’incessante bisogno di evadere dalla tragica, brutale malinconia che accresce ogni giorno di più nelle mura della prigione.