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Normal - Scheda - MAXXI A[R]T WORK
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Normal – Scheda

Normal

di Adele Tulli, Italia, Svezia 2019, 70’

Documentario edito

 

La bambina che si fa praticare con curiosità e remissione il foro nell’orecchio ha uno sguardo in macchina che ha la potenza interrogativa e la strepitosa innocenza di un cucciolo incantevole e di un alieno caduto sulla terra.

È questo lo sguardo con il quale il film si avventura tra Luna Park e corsi matrimoniali, set di foto nuziali (il momento più divertente) e folle di teenager ragazzine che adorano commosse e gementi uno youtuber come se fosse il figlio di un faraone.

Selezionato a Berlino, dotato di un passo leggero e smagliante, dimostra senza pre–giudizio la sorprendente convenzionalità delle identità di genere. Su questo pianeta.

 

 

>> GUARDA IL TRAILER UFFICIALE

 

 

LE RECENSIONI


 

di Carolina Bonanni (Liceo Statale Farnesina, Roma)

Quanto ci condizionano, nelle scelte che prendiamo ogni giorno, le convenzioni di genere?

Ce ne parla Adele Tulli nel documentario “Normal”, un insieme di brevi sequenze che mostrano ciò che l’odierna società ci comunica passivamente e in qualche modo ci impone riguardo la costruzione sociale del “genere”.

Varie scene si susseguono: partendo dalla bambina ai quali vengono fatti i buchi alle orecchie, passando poi per delle ragazze che sfilano per le selezioni di un concorso di bellezza e arrivando infine a un matrimonio di una coppia omosessuale.

L’attenzione del pubblico è catturata dalla scelta di quelle piccole situazioni che, inizialmente sconnesse tra di loro arrivano a formare la trama di una quotidianità che tutti conosciamo.

Quante volte infatti, abbiamo sentito frasi del tipo “il calcio è uno sport da maschi” o “il rosa è un colore da femmina”?

Questo è un ottimo documentario che può far riflettere sulla superficialità del nostro modo di vivere.

 

di Elena di Bernardini (Liceo Statale Plinio Seniore, Roma)

È incredibile come, a volte, il più grande dei messaggi sia celato proprio nell’assenza di parole.

“Normal” di Adele Tulli ne è la piena dimostrazione: attraverso pochi, ma significativi dialoghi e un incredibile caleidoscopio di immagini, questo documentario muove una critica profonda agli stereotipi di cui si nutre la nostra società.

Maschio, femmina: è forse questo che definisce ciò che siamo?

“Normal” descrive con una certa leggerezza come il sesso di appartenenza condizioni fortemente il comportamento degli individui, limitando la libertà individuale a tal punto da riconoscersi in ciò che non si é.

Affrontando questa tematica estremamente attuale, “Normal” punta al progresso apportando un piccolo ma significativo contributo al superamento dei così detti “topos”.

 

di Alessio Cosma e Elisa D’Innocenzo (Liceo Statale A. Caravillani, Roma)

“Normal” è un film documentario di Adele Tulli, selezionato dal Festival di Berlino, che affronta il tema degli stereotipi della nostra cultura e civiltà.

Grazie a “Normal” passiamo dalle bambine alle donne in dolce attesa, dalle ragazze che quasi “venerano” il proprio Youtuber preferito alle unioni civili, dai ragazzi che si divertono in discoteca alle ragazze che festeggiano l’addio al celibato dell’amica.

Insomma “Normal” di Tulli parla di noi, sia che tu abbia dodici anni sia che tu abbia quarant’anni.

È un film documentario che senza dubbio sa come far ragionare e pensare anche grazie agli effetti sonori che riescono a catturare e a far immedesimare lo spettatore nel momento dell’azione che si sta compiendo nel documentario.

In conclusione “Normal” è un film documentario davvero interessante che mostra il mondo così com’è.

 

di Giulia Butuc, Giorgio Compagnoni e Daniel Restrivera (Liceo Statale A. Caravillani, Roma)

La regista in sessanta minuti, evita consapevolmente di interferire con i personaggi del documentario, mostrando in maniera silenziosa, fredda e obiettiva, delle scene che coprono l’arco di generazioni.

La prospettiva utilizzata ha un effetto straniante e sconcertante, che rimane impassibilmente muta anche quando lo spettatore, davanti a certe sequenze, sentirebbe necessaria la presenza di un’intercessione.

Tutto è giocato su uno scontro di prospettive che urtano tra loro: accanto a visioni retrograde, figlie di una percezione arretrata e misogina, è mostrata qualche immagine di tenerezza, come gli ultimi frammenti prima del titolo finale.

Come a dire che, guardando avanti, si può scorgere la speranza di un cambiamento.

Quella speranza viene rappresentata dalle future madri che incorniciano il film, in grembo la generazione che verrà; la speranza ritratta da un matrimonio “alla pari”, che così tanto urta con l’assurda lezione offerta alle giovani spose su come fare la brava moglie sottomettendosi ai comodi del marito.

 

di Roberto Nocchi (Liceo Statale Plinio Seniore, Roma)

Un’inquadratura subacquea che ci mostra un corso di acquaticità per donne in gravidanza.

É in questo modo che si apre “Normal”, un percorso che ci porta da una parte all’altra del nostro paese e ci mette di fronte alla realtà della differenza di genere.

Viene presentata l’insita contraddizione di una società nella quale la libertà viene presentata come un qualcosa da cui è impossibile prescindere , ma in realtà si è schiavi di un sistema fondato su pregiudizi, stereotipi e ideologie che mirano all’uniformarsi all’interno del contesto sociale.

Vengono scelte provocatoriamente alcune fasce e realtà della popolazione in cui questa disuguaglianza è più forte ed evidente, per muovere una critica nei confronti del sistema.

In questo documentario viene presentata l’enorme pressione alla quale siamo soggetti sin dai primi istanti della nostra vita, che ci impone comportamenti stereotipati, attività di un certo tipo, che inevitabilmente ci privano della libertà, dalla bambina che si deve fare un buco per l’orecchino, ad un bambino che deve soddisfare il desiderio di successo del padre, in cui quest’ultimo è solo uno dei tanti, che vedono come obbiettivo ultimo dell’esistenza il successo, logica che la società ci impone, e della quale ci rende prigionieri. Il bisogno continuo, forse ancestrale, del riferirsi a qualche idolo, qualche individuo che sembra aver raggiunto il successo, al quale guardare e tendere continuamente.

Inoltre è estremamente interessante la scoperta dell’esistenza di persone che hanno ancora una concezione dei sessi che pensavamo aver superato, ma che evidentemente non è così, ed è anzi un qualcosa che spaventa e ci invita a riflettere sulla posizione che ognuno di noi occupa in questo sistema malato.

Tutto ciò viene narrato con uno stile sobrio e meditato che mira a farci riflettere, esponendoci semplicemente la realtà per quello che è, senza cadere nella mediocrità e nella banalità.

 

di Matilde Mignone, Chiara Manzo e Gabriele Liberto (Liceo Statale A. Caravillani, Roma)

Normal è un documentario del 2019 diretto da Adele Tulli.

L’opera è composta da una serie di piccole vignette riprese dalla quotidianità con lo scopo di evidenziare quanto la nostra società è influenzata dai stereotipi di genere.

L’educazione delle bambine è improntata a perseguire un certo criterio di donna, femminile e dedita alla cura della casa mentre i bambini dovranno incarnare quello che è il “maschio alpha”.

Tramite l’utilizzo di immagini suggestive Tulli combatte contro le regole etico-morali dettate dalla collettività che puntano all’omologazione, diventiamo indistinguibili, unità uguali prodotte da una stessa fabbrica. È impressionante quanto riusciamo a riconoscerci in ciò che vediamo, ci apre gli occhi per farci osservare la normalità da un’altra prospettiva, rimaniamo atterriti. Penso che sia importante trattare e sensibilizzare sull’argomento, le minoranze vengono da sempre contrastate perchè diverse, ma abbiamo mai riflettuto veramente su cosa sia la normalità? Su cosa è basata? No, probabilmente avremmo assimilato il concetto passivamente, senza neanche accorgercene. Un documentario che vale la pena vedere, coinvolgente, introspettivo e visivamente appagante.

 

di Livia Casti (Liceo Statale Plinio Seniore, Roma)

Vita quotidiana!

Normal, scritto da Adele Tulli, è un documentario che mostra scene di vita quotidiana di diversi gruppi di persone, in contesti differenti. Si tratta di un mosaico di scene di vita vissuta che definiscono il nostro modo di agire.

Tante scene che cercano di spiegare un concetto che sembra estremamente semplice e comune ma che non ha una spiegazione univoca.

Normale per chi?

Per cosa?

Come?

Quindi si viene a scoprire attraverso tratti comuni che il concetto in se stesso di normalità è altresì aleatorio e dipendente da moltissimi fattori di stampo sociologico.

Ho trovato il documentario ricco di molti stimoli riflessivi, in quanto normalità viene considerata solo all’ interno di uno stesso gruppo sociale, ossia comune per educazioni, condizioni economiche e socioculturali.

L’unico tratto comune che interessa si può individuare, non nel concetto stesso di normalità, ma di stimoli comuni che ci influenzano tramite le nuove tecnologie, quelle comuni a tutti.

L’autrice non le elogia assolutamente ma mette in relazione l’influsso comune rispetto ad un concetto sociologico estremamente condizionato da molti fattori.

Quindi la domanda alla quale si vuole rispondere è come l’impatto dei social media ha ridefinito il concetto di normalità stessa.

 

di Andrea Augusto Niccoli (Liceo Statale A. Caravillani, Roma)

Con un inizio abbastanza confuso e una regia di qualità altalenante il documentario mostra vari punti di vista sull’identità e i ruoli di genere.

Nel corso di un’ora sono mostrati vari scorci di vita: fabbricazione di giocattoli, sport, un unione civile, un addio al nubilato ecc.. per mostrare la percezione dell’identità di genere di vati individui.

A volte il documentario risulta troppo sottile nel suo messaggio.

Scene come quella iniziale all’interno della piscina e i ragazzi impegnanti a giocare i videogiochi sono poco chiare.

Altre come la scena che vede alcuni ragazzi correre su una giostra hanno una regia artificiosa che confonde, non permettendo di capire cosa è reale e cosa è montato al computer.

Il messaggio finale risulta poco chiaro.

Si tratta di un modo per incitare all’equità? Per mostrare una visione onesta della società?

Qualunque sia il documentario non sembra in grado di trasmetterlo.

 

 

Iniziativa realizzata nell’ambito del Piano Nazionale Cinema per la Scuola promosso da MiBACT e MIUR
Museo MAXXI
Federico Borzelli

Marketing territoriale e Formazione per il MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo.