I giorni perfetti per l’Oscar
“Perfect Days” è il nuovo film di Wim Wenders, uscito in sala il 4 Gennaio e, già vincitore di molti premi, è anche in concorso per il miglior film straniero agli Oscar.
Il film racconta la quotidianità di un uomo di nome Hirayama, interpretato da Koji Yakusho, il cui lavoro è pulire i bagni pubblici di Tokyo, delle sue piccole passioni e dei suoi rapporti con varie persone.
Guardando “Perfect Days” ci troviamo davanti ad un silenzioso e gentile tentativo di riscrivere la vita e le ambizioni dell’uomo moderno.
La storia, narrata con un doppio approccio, prima quasi documentaristico e poi più narrativo, è molto semplice ed è messa in scena in modo schematico seguendo la routine del protagonista.
Tutti i vari avvenimenti che alterano il ritmo della vita di Hirayama, e quindi del film, sono però carichi di significato.
Dalla gentilezza mostrata nella scena che divide il film in parte documentaristica e parte narrativa, ovvero quella dove Hirayama aiuta un bambino che si è perso a ritrovare la madre interrompendo il suo lavoro, all’incontro con la giovane ragazza del suo collega che si interessa a quelle vecchie cassette che si trovano nel van del protagonista, arrivando ai giorni passati con la nipote scappata da casa e il conseguente incontro con sua sorella che riporta la ragazza a casa, il commovente incontro con l’ex marito della padrona del locale dove Hirayama si reca una volta a settimana ed infine gli inquietanti incubi sul suo passato da “salaryman” che lo tormentano non appena si addormenta.
Hirayama in tutto questo mantiene un atteggiamento positivo e si impegna al massimo delle sue possibilità, apprezzando la propria routine, in cui il rapporto con la natura gioca un ruolo fondamentale, e gli incontri che fa nel corso dei giorni.
Il personaggio che Wenders ci mostra può essere visto come una reinterpretazione in chiave moderna del “Sisifo” di Albert Camus, che realizza la sua condizione e la vive al meglio senza voler possedere l’inutile (le foto degli alberi venute male e libri che non si ha intenzione di leggere immediatamente) e che abbatte il deleterio mito dell’incredibile come condizione necessaria per la felicità concentrandosi invece sull’apprezzamento del quotidiano, dell’essere umano e della natura il tutto nonostante viva immerso nella società moderna e nella megalopoli che è Tokyo.
Recensione a cura di Lorenzo Tomassoni (IIS Via Roma 298, Guidonia. RM)