Boia, maschere e segreti: L’Horror italiano degli anni Sessanta – Scheda
Boia, maschere e segreti: L’Horror italiano degli anni Sessanta
di Steve Della Casa, Italia 2019, 75’
Documentario edito
Negli anni Sessanta il cinema horror conosce una stagione di grandi successi ovunque.
Per la prima volta anche da noi si realizzano piccoli film che hanno però un grande successo in tutto il mondo, scoprendo una sorta di approccio italiano al genere.
Con il contributo di alcuni maestri (Dario Argento, Pupi Avati) e di importanti critici francesi, Della Casa, tra i maggiori esperti di questo mondo di film, mette a fuoco ed esplora – grazie ad una superba compilation di scene restaurate del genere – un’idea originale di horror, nel quale l’estetica pop, l’invenzione della messa in scena e le fantasie trasgressive hanno un ruolo cruciale.
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LE RECENSIONI
di Pauls Martins Evertovskis, Megan Sabrina Vasquez Ardian e Chiara Zoccali (Liceo Statale F. Vivona, Roma)
Tra le pagine del cinema italiano più particolari e studiate troviamo l’horror degli anni ’60, dove questo genere trova maggior spazio e spopola, uscendo dalla nicchia iniziale nella quale si trovava.
In questo suo lavoro Steve Della Casa, cultore e studioso del genere, riesce a mostrarci le varie declinazioni, nel corso degli anni e secondo i diversi registi (tra cui le eccellenze Dario Argento e Pupi Avati), del cinema horror di quegli anni anche con voci del panorama critico francese, ampliandone la comprensione.
Sono molteplici gli elementi che mi hanno incuriosita, sebbene poi non sia un tipo di cinema che mi appassioni: ho apprezzato molto i paralleli tra i vari film presi in analisi, mostrandone l’evoluzione negli anni e i retroscena.
In particolare, nella seconda parte del documentario, trovo molto interessanti gli excursus sugli effetti speciali, la parte parodistica ed ironica nella trama ma soprattutto l’inserimenti di elementi “proibiti” riguardo alla sessualità, spesso tabù per il cinema italiano dei tempi, che lo trattava solo in chiave romantica o ironica.
In conclusione, trovo che il documentario solletichi la curiosità di chi, come me, è un neofita nel campo ed offra spunti di conoscenza e riflessione per chi già ne è appassionato, usando un linguaggio semplice con termini tecnici e una trattazione scorrevole che lo rende piacevole.
di Beatrice Marchi (Liceo Statale F. Vivona, Roma)
Che si ami o si odi, l’horror italiano degli anni ‘70 ha lasciato un segno indelebile nella storia del cinema, influenzando il repertorio con immagini e tematiche, nonché con effetti visivi tanto da ritrovare tutto questo nelle produzioni più recenti.
Il documentario diretto da Steve Della Casa, “Boia maschere e segreti: l’Horror italiano degli anni Sessanta” ricostruisce perfettamente una stagione particolarmente fortunata, per la prima volta riconosciuta a livello internazionale.
Film low budget che nonostante tutto ebbero una distribuzione a larga scala, film che hanno trattato coraggiosamente svariati taboo (dall’erotismo alla perversione), che vengono per la prima volta portati sul grande schermo.
Le preziose testimonianze di grandi personalità quali Dario Argento e Pupi Avati, arricchiscono questo percorso che porta alla scoperta di un genere così fondamentale.
Perfettamente efficace l’utilizzo delle scene tratte dagli stessi film, senza le quali sarebbe impossibile comprendere la natura di questo genere cinematografico, costruito sugli effetti scenici, sulle maestose ambientazioni e sulle bellezze ombrose e inquietanti come quella dell’icona dell’horror, Barbara Steele, dotata di una sensualità velata da un’oscurità quasi spaventosa.
Il documentario, perfetto esempio del cinema nel cinema, riporta alla luce le tappe fondamentali e le sfumature variopinte di questo repertorio di film ancora fin troppo nascosto.
di Sara Orrù, Camilla Amalia Rossi e Giulia Pietrangeli (Liceo Statale A. Caravillani, Roma)
“Boia maschere e segreti: l’Horror italiano degli anni Sessanta” affronta un tema molto interessante e, personalmente, l’ho trovato molto ben sviluppato.
Il documentario di Steve Della Casa, sia per gli argomenti trattati – tra cui alcuni aspetti poco noti – che per l’alternanza tra le scene dei film in questione e gli interventi di esperti del settore e del genere stesso, è particolarmente avvincente.
Ed è proprio l’alternarsi di differenti situazioni a rendere il documentario molto più interessante e scorrevole, oltre che più semplice da comprendere.
Un documentario così tecnico è arduo che provochi emozioni forti, ma sicuramente può appassionare e infatti, nel mio caso, così è stato.
Nonostante siano tante le informazioni trattate, illustrate molto velocemente, il documentario risulta molto interessante, anche se forse alcuni passaggi potrebbero confondere leggermente uno spettatore che non ha familiarità col genere, ma certamente il documentario gli farà venire voglia di vedere almeno uno dei film da cui sono tratte le immagini di repertorio.
di Gianluca Galdenzi (Liceo Statale F. Vivona, Roma)
“Boia maschere e segreti: l’Horror italiano degli anni Sessanta” è un classico documentario di buona qualità, di grande chiarezza espositiva e di un ottimo bilanciamento tra aspetti puramente critici e gli esempi più significativi del genere horror.
Del grande cinema italiano degli anno ’60, Steve Della Casa prende in analisi il genere horror e al riguardo imposta la trattazione arricchendola con immagini di repertorio sempre coerenti con le parole che le introducono.
Tanti gli interventi dei critici che aiutano alla comprensione dei vari spezzoni dei film montanti nel documentario.
L’argomento “horror” è trattato in ogni suo aspetto: dai tecnicismi cinematografici alla storia del cinema di quegli anni, dagli oggetti di scena alle caratterizzazioni fisiche ed interiori del perfetto attore del genere horror, argomenti, questi, avvalorati dai molti esperti che intervengono nel documentario a partire da quelli francesi che, con un occhio distaccato culturalmente e geograficamente dalla dimensione italiana, conferiscono maggiore completezza di informazioni e credibilità al messaggio trasmesso.
Grida, rapporto tra perversione e religioni, sguardi attoniti, inganno e passioni, gioventù negata; tutto questo è il cinema italiano dell’horror negli anni Sessanta, raccontato, qui, da forti suggestioni apportate dalle scene dei film esaminati e da una buona analisi e coerenza di informazioni.