Ciak si rigira
Cinema e Architettura vanno di pari passo con il Cine Project degli studenti dell’IIS Bramante
Con gli studenti dell’IIS Donato Bramante ci siamo posti una domanda.
Se oggi alcuni registi potessero girare i loro film potendo scegliere altre location per i loro capolavori, quali sceglierebbero?
Ad esempio, oggi Fellini in quali zone delle città girerebbe “Roma”?
Elio Petri in quale quartiere ambienterebbe “I giorni contati”?
I quartieri e i loro edifici scelti all’epoca come sfondo, oggi, sarebbero gli stessi?
Così facendo, con gli studenti si è indagato sul ruolo determinante che l’architettura ha nel cinema.
Il binomio strettissimo tra architettura e cinema è un rapporto confidenziale e indissolubile, così come i film hanno un legame speciale con la musica e con i costumi (alias moda).
Senza prendere in esame esempi estremi come “Truman show” di Peter Weir, “La montagna sacra” di Alejandro Jodorowsky o “Dogville” di Lars von Trier, nei quali lo spazio architettonico è “altro” e astratto, appositamente realizzato come sono le scenografie teatrali.
Abbiamo invece scelto di prendere in considerazione solo film girati a Roma (“La dolce vita“, “Lo chiamavano Jeeg robot, “Vacanze romane“, “Uccellacci e Uccellini“, “Ladri di biciclette” “Caro Diario“, “La grande bellezza“, “Un americano a Roma“, “Come un gatto in tangenziale“, “Febbre da cavallo“, “Bianco, rosso e Verdone“), così da poter comprendere il ruolo narrativo delle architetture che fanno da sfondo alle tante storie raccontate dai registi.
Si è voluto quindi comprendere il valore iconico e semantico di alcune architetture, cosi come il motivo della scelta di una determinata piazza o di fontana per poi passare al ruolo della fotografia che spesso e volentieri rende originale e addirittura spiazzante la percezione dello spazio nel quale si svolge l’azione.
Altrettanto importante è stato comprendere il ruolo del curatore di una mostra, ruolo simile per tanti aspetti a quello del regista cinematografico così come è stato fondamentale capire la funzione dell’allestitore museale figura, molto simile, ad una ad un altro professionista del settore cinematografico, ovvero il location manager.
Professionista specializzato, deputato a cercare e scegliere il luogo più coerente e funzionale alla narrazione cinematografica.
Gli interventi di Pippo Ciorra – Senior curator del MAXXI Architettura – del critico cinematografico Mario Sesti, dell’artista Gea Casolaro, della curatrice Anne Palopoli e di Flavia Parisi del Dipartimento Fotografia hanno indicato i parametri utili per la nostra indagine.
Dopodiché grazie al sito Il Davidotti è iniziata la ricerca dei film girati a Roma.
Ne abbiamo visti tanti e di tutti i generi e poi ci siamo divertiti a farci qualche domanda o ipotizzare improbabili re-location!
Ad esempio Peter Greenaway avrebbe scelto la Nuvola di Fuksas per il celebre “Il ventre dell’architetto”?
Oppure, la sparatoria di “Lo chiamavano Jeeg Robot” sarebbe stata la stessa se girata al MAXXI invece che in un centro commerciale?
Ragionando così, il regista Riccardo Milani avrebbe potuto girare alcune sequenze di “Come un gatto in tangenziale” nelle stesse periferie tanto care a Pier Paolo Pasolini?
Forse si. Chissà?!
Quanti se e quante idee possibili!
E poi, ragionando secondo i parametri del marketing, è palese a tutti che il cinema fa scoprire tanti luoghi (sia la natura sia i centri abitati) al grande pubblico.
Roma, con i suoi meravigliosi palazzi e monumenti, ha fatto da fondale a “007 Spectre”, a “La grande bellezza” e a “Angeli e Demoni”, tutti blockbuster che hanno portato la capitale sui grandi schermi di tutto il mondo promuovendo l’immagine della città con le sue bellezze architettoniche, star iconiche della celluloide tanto quanto Daniel Craig, Tom Hanks e Toni Servillo.
E se invece fossero Antonio De Curtis e Peppino De Filippo, protagonisti indimenticabili di “Totò, Peppino e la malafemmina”, a voler girare senza meta per Roma?
Quel “Noio volevan savuar l’indiriss, ia?” e poi il celeberrimo “Per andare dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo andare?”, oggi, il vigile dove li manderebbe?
Tutto questo si è trasformato, tra le sapienti mani degli studenti del Sarandì, nel progetto I viaggi di Totò un progetto che ha su Instagram la sua vetrina virtuale.
Gli studenti hanno preso la palla al balzo e con raffinati fotomontaggi e sfrenate rielaborazioni grafiche con il profilo Instagram Cine Project hanno reinventato alcune scene iconiche del cinema come se avessero a disposizione una macchina del tempo pronta a funzionare come una macchina da presa.
Ciak, si rifà tutto come ci pare a noi!