Cos’è un documentario? Istruzioni per l’uso – Lezione 1
Mario Sesti, critico cinematografico e curatore del Festival Cinema al MAXXI, spiega cos’è un documentario.
Durante la breve lezione, Sesti anticipa alcune linee guida utili per gli studenti che fanno parte della giuria di Extra Doc School.
Cinema al MAXXI, il programma realizzato da Fondazione Cinema e il MAXXI, giunto alla sua ottava edizione contiene da 3 anni un festival, Extra Doc, dedicato al documentario italiano
Che ci fanno i documentari in un museo dedicato alle forme di creatività del XXI secolo?
Il documentario è, allo stesso tempo, il più antico genere del grande schermo e anche quello che, grazie alle nuove tecnologie, all’espansione del consumo di film sul web e video on demand e pay tv, ha sperimentato e introdotto nel linguaggio del cinema di oggi innovazioni, uno spirito di modernità e freschezza e l’ambizione di saper conquistare nuovi territori e ampliare i propri orizzonti, più di qualsiasi altra forma tradizionale del cinema.
Proprio per questo, oggi più che mai, sembra il momento di farsi la domanda più semplice e radicale.
Che cosa è un documentario?
Ecco attraverso la spiegazione della scelta dei film documentari di Extra Doc, ognuno dei quali, in qualche modo, incarna un aspetto particolare della forma del documentario (e la ragione per la quale sono stati selezionati), ecco un viaggio nel mondo del cinema della realtà e delle sue avventure, una sorta di “Il documentario: istruzioni per l’uso”: in 8 microlezioni in video, accompagnate da testi e integrate da link suggeriti
Il cinema, in realtà, nato alla fine dell’ 800 è nato come documentario: i fratelli Lumiere fecero i primi film registrando gli operai che uscivano dalla loro fabbrica, “L’arrivo del treno alla stazione de La Ciotat (1896), e “La colazione di un bambino” (1895).
Bastava azionare la cinepresa che la realtà si incollava sulla pellicola: la luce bruciava i sali d’argento del fotogramma producendo un’immagine fatta di linee, volumi, chiaroscuri che riproducevano con esattezza sconcertante il mondo in movimento di fronte all’obiettivo.
In realtà anche i film di finzione non possono evitare che la realtà si insinui nei loro set.
Un gioco di luce improvviso tra le nuvole, il modo unico di camminare di un attore, un rumore o un suono imprevisto chissà da dove. Anche un errore.
Uno dei momenti più noti del cinema italiano, la morte del personaggio di Anna Magnani in Roma città aperta, il film di Roberto Rossellini che inizia la ricostruzione del nostro cinema nel secondo dopoguerra, nasce da un’irruzione imprevista della realtà nella finzione: l’attrice, abbattuta da una raffica del mitra di un soldato tedesco, durante le riprese, cadde nel momento sbagliato.
Troppo presto.
E così Rossellini fu costretto a montare due inquadrature diverse (un totale di fronte ed una inquadratura a figura intera di lato) che violano il principio di continuità del montaggio.
E’ come se la stessa azione si ripetesse in due inquadrature che un po’ si sovrappongono invece di articolarsi in una successione di istanti differenti.
Ma è proprio questo a caratterizzare quel momento di una verosimiglianza insospettata.
E’ proprio quella lieve sgrammaticatura a caricare di verità la finzione. Come se la drammaticità dell’evento avesse reso impossibile all’occhio di catturarla senza ansia, per frammenti.
Ogni film, insomma, poiché è impossibile, e anche controproducente controllare tutto ciò che accade di fronte alla camera, è anche un po’ un film documentario. Anche se quelli che si chiamano così hanno delle caratteristiche molto precise. Quali sono?
Cercheremo in queste microlezioni di mettere in rilievo i tratti, le determinazioni specifiche, le sfumature, i codici e anche un po’ il desiderio segreto che si annidano in ogni buon documentario
Link del contributo video
>> urly.it/3cpy4
Iniziativa realizzata nell’ambito del Piano Nazionale Cinema per la Scuola promosso da MiBACT e MIUR