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La psicologia è un'arte? - MAXXI A[R]T WORK
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La psicologia è un’arte?

Può sembrare strano che su un blog dedicato all’arte si parli di psicologia, ma durante MAXXI A[R]T WORK, abbiamo avuto modo di partecipare a un corso di Public speaking e Team building tenuto dal formatore nonché psicologo Fabio Glielmi.

 

Il nostro interesse nei confronti della materia ci ha spinti a chiedere maggiori informazioni a chi lavora da anni nel settore.

Se è vero che questo progetto di Alternanza scuola lavoro serve anche all’orientamento post diploma ci è sembrato coerente capire meglio i retroscena di questo corso di laurea.

Abbiamo deciso di intervistare Fabio Gliemi (nato a Roma il 27 Marzo 1984), psicologo, psicologo del lavoro (formazione e selezione), psicoterapeuta, specializzato in Psicoterapia ed Ipnosi Ericksoniana.

 

Buonasera Fabio, siamo qui per porle alcune domande in merito alla sua professione.

F.G. – Buonasera ragazze, è per me un onore ricevere le vostre domande.

 

Fabio Glielmi

Cosa l’ha spinta a scegliere psicologia?

F.G. – E’ una domanda semplice ma nasconde una risposta davvero complessa… dovrei iniziare descrivendo tutto ciò che è successo subito dopo l’esame di maturità… ma forse posso sintetizzare dicendo che avevo tantissime idee e tutte estremamente confuse, non ero uno di quei ragazzi che “sanno cosa vogliono fare da grandi”.

Sapevo che ero curioso e mi è sempre piaciuto immedesimarmi nelle cose, nelle situazioni ed ero affascinato dalle capacità che le persone hanno e dimostrano.

 

Ero affascinato dai meccanismi della pubblicità e così decisi di iscrivermi a Psicologia del marketing (l’aiuto della mia fidanzata, ora mia moglie, è stato fondamentale) … quello fu il mio approccio alla psicologia, poi passai alla Psicologia del lavoro e dopo ancora alla Psicoterapia.

 

Tra le sue varie specializzazioni, in quale si sente più a suo agio e quale le riesce meglio?

F.G. – Come vi ho detto durante l’incontro al museo, mi trovo a mio agio in “due binari”: la psicoterapia e la formazione aziendale, le ritengo molto simili ma con diversi livelli di profondità; nella psicoterapia sei a contatto diretto con l’altra persona, i suoi schemi mentali, le sue profonde credenze, valori e intimità; da terapeuta sei il suo “sistema digestivo mentale”, il tuo compito è aiutarlo ad esplorare gli abissi dei suoi schemi mentali e trovare insieme un modo tutto tuo per risalire in superficie e nuotare verso nuovi orizzonti.

 

Nella formazione fai la stessa cosa ma a livelli diversi, con più persone contemporaneamente e potendo godere del potere maieutico del gruppo.

Quale mi riesce meglio ? è una domanda da fare a chi mi conosce…

 

Considera la psicologia un’arte? Perché?

F.G. – Assolutamente sì, soprattutto la Psicoterapia. E’ come dipingere un quadro, anzi meglio, creare un abito su misura che sia unico e perfettamente coerente con la persona che deve indossarlo.

Sapendo che nell’incontro successivo potreste dover ricominciare tutto daccapo, sarà più facile perché ormai conosci le misure, ma dovrai cambiare tessuto, forma, colori e tutto il resto.

 

Cosa prova al termine di una seduta?

F.G. – C’è seduta e seduta.

Dopo qualcuna mi sento bene perché quel momento terapeutico per quella persona è stato positivo, dopo altre distrutto.

Ogni seduta ti mette in contatto con le emozioni, gli schemi e i vissuti della persona… impossibile che non ti lasci traccia sulla tua “pelle”… ma una cosa è uguale per ogni seduta: ti lascia arricchito, magari di qualcosa che preferivi non avere ma è sempre una ricchezza, un qualche cosa in più che metti nel tuo bagaglio.

 

Credo che un terapeuta non sia fatto solo di teorie ma soprattutto di esperienze, vissuti e emozioni. Le teorie servono solo a capire come usare tutto questo.

 

Com’è cambiato il suo modo di vedere le cose e di rapportarsi con le persone da quando ha iniziato a studiare psicologia?

F.G. – Uno psicologo è prima di tutto una persona.

Certo studiare certe cose e stare tutti i giorni a contatto con le persone e collaborare al loro cambiamento o all’analisi dei loro schemi critici ti cambia, cambia la profondità delle tue percezioni e, a volte, ti rende più “sensibile” a certe cose: i non detti, alcuni gesti, i toni della voce ma soprattutto, almeno per me, spesso mi trovo ad ascoltare senza giudizio alcuno… direi a “vivere gli altri” senza avere la necessità di giudicarli.

Come dicevo all’inizio di questa domanda: uno psicologo è prima di tutto una persona.

 

Grazie per averci dedicato il suo tempo.

F.G. – Grazie a voi, spero di aver risposto in modo esaustivo.

 

 

Ringraziamo Fabio Glielmi per la sua disponibilità e per averci dato una visione più chiara su quella che è la sua professione, rispondendo in modo soddisfacente alle nostre domande.

 

Intervista a cura di: Michela Costarelli, Aurora Fiano, Natasha Loi, Ludovica Mulas e Ludovica Organtini.

Liceo Statale I. Kant