Arte o vanità?
«I narcisi sono sempre esistiti, ma finché non sono stati inventati i selfie, avevano poche occasioni di dare dimostrazione di sé» afferma Paolo Crepet, psicoterapeuta e psichiatra.
In una società improntata sull’esaltazione della propria immagine, mediante l’uso assiduo di social network come Instagram, Snapchat e YouTube, può sembrare sottile il confine tra narcisismo ed espressione artistica.
Il 18 Maggio 2018 a Palazzo Barberini di Roma è stata inaugurata la mostra Eco e Narciso, ritratto e autoritratto nelle collezioni del MAXXI e delle Gallerie Nazionali Barberini Corsini, a cura di Flaminia Gennari Santori e Bartolomeo Pietromarchi, visitabile fino al 28 Ottobre 2018.
Opera emblematica della mostra è il quadro “Narciso” di Caravaggio allestito nella Sala Ovale di Palazzo Barberini.
L’opera rappresenta il giovane che si contempla in uno specchio d’acqua e rimane colpito dalla bellezza del proprio riflesso: la vanità di questo personaggio mitologico lo conduce dunque all’autodistruzione.
La stessa inesorabile sorte spetta alla figura letteraria di Dorian Gray, che ossessionato dalla propria bellezza, grazie ad un patto con il diavolo, ottiene l’eterna giovinezza.
Sia Narciso che il protagonista del romanzo di Oscar Wilde sono vittime di se stessi, accomunati da un desiderio estetico e mortale: entrambi, in relazione al giorno d’oggi, rispecchiano la mania di protagonismo e autocompiacimento dell’uomo moderno.
Il dubbio ci viene contemplando l’opera “Le Ore” di Luigi Ontani, presente anch’essa a Palazzo Barberini nel Grande Salone, costituita da 24 gigantografie di cui l’autore stesso è il protagonista.
Arte o vanità? Nonostante lo stesso Ontani sia il protagonista assoluto della maggior parte delle sue opere, la rappresentazione di se stesso non sfocia nel puro narcisismo, dal momento che egli stesso scrive che: «L’idolo contemplo nell’adorazione, e la mia propria adorazione non è narcisistica, perché vivo una tavolozza della mia vita come dialogo con l’arte».
Trovandosi di fronte al dipinto di Caravaggio e alle foto di Ontani, l’osservatore può facilmente identificare le due opere come rappresentazione del narcisismo; con un’analisi più accurata, tuttavia, la differenza è sostanziale e ciò che differenzia l’una dall’altra è l’esasperazione del concetto di bellezza.
Con un approccio moderato, infatti, il compiacersi può diventare una forma d’arte, ma è proprio attraverso l’esasperazione che si cade in un rapporto morboso con propria figura.
Secondo la nostra interpretazione è proprio il diverso modo di approcciarsi alla bellezza che segna il confine tra fare un selfie e fare arte.
A cura di Francesco Cisale, Riccardo Marchetti, Cristina Solomon e Martina Tiraferri.